Ci siamo quasi. Tra qualche ora i parenti si metteranno in macchina, le tavole saranno imbandite e tu, come ogni anno, non sei ancora pronto. Ti sei ridotto all’ultimo minuto, e devi ancora comprare i regali, pensare a cosa cucinare, magari anche addobbare la casa. E siccome sei un nerd della sostenibilità – un po’ come noi – vorresti fare tutto nel modo più ecologico possibile. Senza però sorbirti le prediche di tuo zio che a questa storia dell’ecologia proprio non crede. Insomma, piano ambizioso e tempo che stringe. Ma non preoccuparti, NUVA ti viene in soccorso.
Partiamo dai regali
Che non sono l’aspetto più inquinante del Natale, come si potrebbe pensare. Ma di sicuro sono il settore su cui più abbiamo libertà di intervenire. Quanto spesso, d’altronde, compriamo per senso del dovere oggetti il cui destino è quello di marcire in un cassetto o nell’armadio, sprecando materiali ed energia? Solo per quanto riguarda il settore tessile, l’europeo medio consuma coi suoi acquisti 400 metri quadri di terreno, 9 metri cubi d’acqua e 391 chili di materie prime, generando 270 chili di gas climalteranti. No, non nel corso della vita: ogni anno.
Per questo l’usato è una grande scelta. Le città a Natale si riempiono di bancarelle e negozi di abiti di seconda mano zeppi di chicche di ogni tipo capaci di accontentare tanto l’anziana nonna quanto il giovane cugino studente. E non c’è rischio di fare brutta figura: il vintage è di moda. Se ami gli acquisti online, o non te la senti di affrontare il centro città invaso da chi (come te) cerca regali last minute, non mancano le app e i siti appositi. E bada che l’usato si presta, con i dovuti accorgimenti, anche a regali più importanti: telefoni e computer ricondizionati, ad esempio, permettono di usare tecnologia di altissima qualità altrimenti rottamata senza ragione (e risparmiare parecchio!).
C’è poi la grande categoria dei regali che aiutano chi li riceve a vivere a minor impatto – oltre che più comodamente. Una bici, ad esempio, è la svolta per la mobilità in molte città italiane, nonostante il livello delle nostre infrastrutture ciclabili non sia ancora adeguato. L’inflazione ha aumentato i prezzi rispetto a qualche anno fa, ma nuovamente esiste anche lontano dalle metropoli un mercato dell’usato vivace e conveniente: consiglio, fai un giro per le officine della tua zona!
E le idee si sprecano: ricettari plant based per chi ama la cucina, pannelli solari tascabili per chi ama trekking e campeggio, buoni per tragitti in treno (o direttamente un biglietto Interrail!) per chi ama i viaggi.
Poi c’è il menù
Che invece conta eccome sul nostro impatto carbonico – più di quanto non pensiamo. E ti fermo subito: sì, comprare locale conta, ma conta molto di più cosa compri. Se vuoi andare sul sicuro e fare un cenone bello ecologico, la scelta migliore è quella che ti diceva sempre la nonna: mangia le verdure, che fanno bene.
Piccola parentesi storico/ecologica: per buona parte della sua storia l’umanità ha mangiato una quantità limitata di carne – al netto di alcune popolazioni che vivevano in territori particolarmente ostili all’agricoltura – e l’impatto ambientale dell’alimentazione è rimasto contenuto. Ma con l’arrivo degli allevamenti intensivi questo consumo è esploso, con una serie di conseguenze negative in termini di salute umana – mangiare troppa carne fa male -, salute animale – le condizioni di vita negli allevamenti sono spesso pessime -; e salute del Pianeta – che poi significa sempre la nostra. Qualche dato: a parità di proteine, la carne di manzo produce venti volte più gas climalteranti rispetto ai fagioli. Secondo il WWF, l’80% della deforestazione amazzonica è legata alla produzione di carne, e il settore è responsabile del 14% delle emissioni globali: quanto i trasporti.
Parentesi drammatica finita, ora passiamo alle buone notizie: un menù completamente o in maggioranza plant based (il modo un po’ fighetto per dire vegetale, non usatelo con la nonna) è estremamente facile, buono e sopratutto tradizionale – specie per noi italiani. Lasagna, pasta al forno, pizza, pasta alla norma, al sugo, ai funghi, risotto allo zafferano, zuppe varie, contorni come cicorie e patate arrosto: tutti piatti vegani o vegetariani. Senza contare i sostituti: col seitan si può riprodurre praticamente qualunque piatto a base di pollo senza grandi differenze.
E tranquillo: birre, vini, spumanti e liquori sono salvi – come panettone, pandoro, cioccolato.
E al cenone come ci arrivo?
Come puoi! La notte del 24 i trasporti pubblici non brillano per frequenza – e una volta tanto ne capiamo pure le ragioni. Spesso la macchina è una scelta obbligata, e nessuno ti giudica per questo. Ma i trasporti sono responsabili di oltre un quarto delle emissioni europee – oltre che di un bel po’ dell’inquinamento atmosferico che finisce nei nostri polmoni. Insomma, se puoi venire a piedi o coi mezzi è tanto di guadagnato. Tra i vantaggi, quello di bere senza paura di multe e incidenti al ritorno. Se non puoi, anche solo venire in compagnia è una bella scelta. E in ogni caso, il traffico è uno di quei temi che nel corso della cena attecchisce sempre!
Potresti essere tentato, durante la conversazione, di suggerire che la soluzione sia aumentare le corsie delle arterie principali, o disattivare le zone a traffico limitato nelle ore di punta. Ma resisti! Sono ormai parecchi gli studi che spiegano come queste soluzioni siano palliative, e per una ragione semplice: a nuove infrastrutture per le auto corrisponde (non sempre, ma spesso) un aumento del numero di auto o, banalmente, del numero di ore in cui la gente usa la propria auto. E quindi, alla fine, il traffico rimane uguale.
In compenso, guida (è il caso di dirlo) la conversazione su altro: come funzionano i mezzi pubblici della vostra città? Sono abbastanza efficienti da permettervi di non usare la macchina? Se la risposta è no, allora sapete come diminuire il traffico, lo stress, le spese e, en passant, inquinamento ed emissioni climalteranti. Non male, no?
E già che siamo in tema di chiacchiere!
Lo sappiamo che a tutti i cenoni c’è lo zio che parla sempre di politica. Se sei qui a leggere, forse quello zio sei proprio tu. Visto che ogni occasione è buona per convertire amici e parenti al verbo della crisi eco-climatica (ma soprattutto, alle sue soluzioni), ecco un po’ di dati e argomenti pronti, che funzioneranno senza farti sembrare il grinch! Te li lasciamo così, un po’ alla rinfusa: fanne buon uso!
Sì, la crisi climatica esiste, è fatta dall’uomo e ne siamo sicurissimissimi. Ma così sicuri che il primo studio che ipotizza il fenomeno è del 1903 (sì, hai letto bene); i giornali statunitensi hanno iniziato a parlarne già negli anni ‘50, poco dopo la fine della seconda guerra mondiale; e la NASA ne è sicura da così tanto che James Hansen, che ne era direttore, nel 1988 andò di fronte a tutti i deputati degli Stati Uniti a dire che la situazione era grave. Insomma, le certezze ci sono tutte. E non è che non esistano complotti e interessi sul tema eh, ma non sempre sono quelli che ci aspettiamo. Tipo, sapevi che la multinazionale petrolifera Exxon aveva in mano degli studi che provavano la pericolosità climatica dei suoi prodotti già dagli anni ‘70, ma li ha nascosti e per decenni ha continuato a sostenere che non si fosse sicuri dell’origine umana del riscaldamento globale?
No, la transizione ecologica non deve essere un bagno di sangue. Secondo uno studio dell’Università di Oxford, con gli stessi soldi coi quali puoi creare un posto di lavoro nel settore fossile, se ne creano tre nelle rinnovabili. E lo studio è del premio Nobel Joseph Stiglitz, mica dell’ultimo scemo! D’altronde il punto della transizione, se fatta bene, è proprio questo: migliorare il mondo mentre lo salviamo. Ad esempio, usare meno l’auto è importantissimo dal punto di vista delle emissioni. Ma avere trasporti pubblici più efficienti, puntuali, capillari, aiuta anche a muoversi più comodamente, e spendendo meno in benzina, bollo, assicurazione. Vale pure per l’energia pulita: l’inflazione degli ultimi anni è stata guidata, specie nelle fasi iniziali, dall’aumento del prezzo del gas. Se pagassimo l’elettricità seguendo il costo delle rinnovabili, come si propone da tempo in Europa, spenderemmo meno in bolletta e costerebbe meno produrre i beni che compriamo nei negozi.
Sì, le soluzioni funzionano. Certo, bisogna applicarle con criterio: anche un parco rinnovabile può essere costruito male, e anche le auto elettriche – se troppe – presentano importanti impatti ecologici. Ma tutti gli studi sul ciclo di vita – dalla costruzione all’uso alla rottamazione – mostrano come i veicoli elettrici siano estremamente più ecologici di quella a benzina, ad esempio. E se dai alle persone la possibilità di usarli solo quando indispensabile, e per il resto ci sono i mezzi e la mobilità dolce, le emissioni crollano senza disastri legati al litio. Le rinnovabili producono già oggi quasi la metà della domanda elettrica italiana, e l’efficienza dei sistemi di accumulo è in crescita mentre il loro costo in discesa. Molti degli argomenti che sentiamo contro le energie verdi sono fake news, mentre i danni della crisi climatica sono pericolosamente vicini. Tipo, sapevi che in certe regioni italiane la percentuale di terreno a rischio desertificazione sfiora il 70%?
E soprattutto sì, le scelte individuali sono utili – e quindi vai di regali sostenibili, menu plant based e viaggi in treno. Ma ancora più utile è cambiare la realtà tutti assieme. Come scriveva qualche anno fa l’ecologista statunitense M.A. Heglar: «non m’importa se fai la differenziata, m’importa che tu ti unisca a chi chiede giustizia climatica».
Noi chiudiamo per un po’ i battenti e andiamo dalle nostre famiglie. Buon Natale, e a ritrovarci prestissimo!