L’agenda 2030 in Italia: la strategia del nostro paese

15 Novembre 2023

Di Roberta Bonacossa Head of Partnership & Sustainability Consultant

L’Agenda 2030 delle Nazioni Unite rappresenta una pietra miliare nella ricerca di soluzioni globali per sfide complesse e interconnesse quali la sostenibilità. Nonostante rappresenti uno strumento innovativo e necessario, rispetto alle ambiziose previsioni auspicate nel 2015, anno della sua creazione durante COP21, il raggiungimento dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile è ancora lontano, sia a livello globale che europeo. Secondo l’ONU, guardando ai Target dell’Agenda 2030. a livello mondiale, per cui sono disponibili dati affidabili, solo nel 12% dei casi si è sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi prefissati. Più della metà, invece, nonostante qualche lieve avanzamento, sono “moderatamente o gravemente fuori strada” e circa il 30% è rimasto pressoché invariato o si trova oggi in una condizione peggiore di quella del 2015. 

Le sfide italiane per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile

Anche per l’Italia esistono ancora grosse sfide sociali, ambientali ed economiche per garantirsi una posizione più competitiva sui temi dell’Agenda 2030 e sul raggiungimento dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs). Secondo il Rapporto ASviS – Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, pubblicato lo scorso 19 ottobre, “L’Italia e gli Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile, 2023”, emergono ambiti specifici in netto peggioramento dal 2010 ad oggi: Obiettivo 1 – Sconfiggere la povertà, Obiettivo 6 – Acqua pulita e servizi igienico-sanitari, Obiettivo 14 – Vita sott’acqua, Obiettivo 15 – Vita sulla terra – Obiettivo 16 – Pace, Giustizia e Istituzioni solide, in particolare rispetto alla governance, Obiettivo 17 – Partnership per gli obiettivi. Si riscontra invece una maggiore stabilità nel settore alimentare, nella disuguaglianza e nella sostenibilità urbana. Nei settori quali l’istruzione, la parità di genere, la transizione alle energie rinnovabili, il lavoro dignitoso, l’innovazione e le infrastrutture e la lotta al cambiamento climatico sono stati molto limitati. Più significativi i lievi progressi sulla salute e nel campo dell’economia circolare.

Per la dimensione ambientale l’Italia registra ancora il 42% di perdite dei sistemi idrici; solo il 21,7% delle aree terrestri e solo il 6,9% di quelle marine sono protette; lo stato ecologico non è buono per il 41,7% di fiumi e laghi; il degrado del suolo interessa il 17% del territorio nazionale; l’80,4% degli stock ittici è sovrasfruttato; le energie rinnovabili rappresentano il 19,2% del totale, un dato ancora insufficiente per consentire la riduzione delle emissioni su cui l’Italia si è impegnata a livello internazionale.

Per la dimensione sociale si sottolinea in particolare l’esistenza di famiglie in povertà assoluta, la cui percentuale dal 2015 al 2021 è aumentata dal 6,1% al 7,5%. In Italia il divario tra ricchi e poveri continua ad ampliarsi, mentre la spesa pubblica italiana per sanità e istruzione è significativamente inferiore alla media europea. Sul fronte dell’educazione e del lavoro si registrano il ​​tasso di abbandono scolastico e quello di disoccupazione giovanile, rispettivamente all’11,5% e al 23,7%, ne risulta che 1,7 milioni di giovani italiani non sono inseriti in percorsi di studio o lavorativi. 

Ne emerge un’immagine frammentata del paese che deve affrontare la complessità e la trasversalità di una transizione equa e sostenibile, a partire da una revisione delle politiche sociali, economiche ed ambientali che agevolino tali cambiamenti e che tutelino i territori e le persone più fragili.

La nuova strategia partecipata e trasversale dell’Italia

Nonostante l’allarme a livello mondiale e la necessità di agire con urgenza, sembra che la sostenibilità non sia ancora entrata adeguatamente nelle strategie dei governi. Ma l’adozione di azioni concrete e misurabili per attuare una transizione sostenibile si rende un tassello fondamentale nel raggiungimento degli obiettivi. Con la volontà di segnare questo cambio di rotta, l’Italia ha recentemente compiuto una nuova revisione della Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile (la prima volta adottata nel 2017, revisionata nel 2022) come adattamento al contesto italiano degli Obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU, approvata lo scorso settembre 2023, dal CITE Comitato Interministeriale per la Transizione Ecologica. Questa strategia riflette lo sforzo del paese di integrare la sostenibilità e gli SDGs all’interno della propria linea di intervento in un’ottica partecipata e trasversale. La creazione di questa nuova strategia ha infatti visto il coinvolgimento di diversi livelli di governance e di stakeholder: regioni, aree metropolitane, pubblica amministrazione centrale e rappresentanti della società civile. Con l’obiettivo di predisporre le basi per un’attuazione efficace delle misure e per la localizzazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. 

La strategia include obiettivi chiari, indicatori di monitoraggio e un piano d’azione per l’implementazione. In particolare definisce: 

  • Valori obiettivo: misurati annualmente attraverso indicatori: 55 di primo livello che costituiscono un nucleo comune per tutte le amministrazioni centrali e territoriali. Altri 190 di secondo livello e garantiscono il monitoraggio complessivo degli obiettivi posti. Ogni indicatore viene associato ad obiettivi specifici da raggiungere, come all’eventuale quadro strategico e di finanziamento già presente.
  • Vettori di sostenibilità: all’interno dei quali viene evidenziata l’importanza dei territori e di una governance multilivello, delle attività di valutazione e monitoraggio, di educazione, formazione e comunicazione, di collaborazioni e partenariati. I tre vettori si articolano nella coerenza delle politiche per lo sviluppo sostenibile, la cultura e la partecipazione per lo sviluppo sostenibile. 

La disposizione di tali strumenti ed indicatori mira a rendere sempre più concreta l’azione dell’Italia nella realizzazione dell’Agenda 2030 nei prossimi anni, che saranno decisivi per implementare innovazioni e soluzioni capaci di contrastare i cambiamenti climatici e compiere la transizione verso una società più equa e sostenibile.

Una sfida comune 

Gli obiettivi sono chiari, indubbiamente ambiziosi, ma quanto mai necessari per portare ad un cambiamento. L’Agenda 2030 fin dalla sua nascita ha mirato alla creazione di un’azione collettiva per ripensare il proprio modo di agire nel mondo. Ad oggi tra gli attori chiave troviamo le imprese, che svolgono un ruolo cruciale nella transizione verso la sostenibilità, in quanto possono contribuire in modo significativo all’attuazione degli SDGs. Le aziende possono adottare politiche e pratiche sostenibili, ridurre le emissioni di carbonio, promuovere la diversità e l’inclusione, la parità di genere e lavorare per un impatto positivo sulla comunità e sull’ambiente.

In un momento storico in cui la sostenibilità è diventata un imperativo, l’Italia deve farsi promotrice di questo cambiamento, rendendo la transizione sostenibile una priorità trasversale per le istituzioni, le aziende e la cittadinanza. Stimolando un impegno condiviso e un approccio integrato che possa garantire un futuro migliore per le persone e per il Pianeta.