Siete a metà del vostro percorso nel mondo della crisi climatica. Avete iniziato con un bel documentario, che vi ha aperto gli occhi su quanto grave sia la situazione e quanto urgente debba giungere l’azione. Avete proseguito con un libro (e ce ne sono tanti, dai più tecnici ai più politici: noi vi consigliamo questo), che vi ha permesso di orientarvi autonomamente in un settore così complicato e così fondamentale. Pian piano l’idea che il benessere vostro e di altri – più giovani, più poveri – sia in pericolo è diventata un punto centrale della vostra visione del mondo. I libri letti sono diventati più d’uno, gli avete affiancato qualche bella newsletter, o rivista, o podcast.
Iniziate insomma a padroneggiare l’argomento. Siete diventati voi gli amici che, a pranzo, spiegano ai commensali quanto inquina la bistecca o perché alle elezioni bisogna tenere un’occhio al termometro. È il momento dunque di andare oltre. Avete domande, dubbi, e volete cercare la vostra risposta. Ma la crisi climatica è per natura tentacolare: tocca l’energia, l’industria, l’edilizia, l’agricoltura e l’allevamento, i trasporti. Ma anche la democrazia, le disuguaglianze di ogni genere, i conflitti. Essere esperti di ognuno di questi campi è impossibile.
Per fortuna vi (e ci) vengono in aiuto un po’ di tool – strumenti digitali gratuiti e di facile utilizzo. Tramite questi troverete il dato che vi serve per farvi la vostra idea sulle politiche energetiche di un governo, sull’esito di una conferenza internazionale, su come rendere più ecologico il vostro lavoro, la vostra azienda, la vostra vita privata. Oggi ve ne suggeriamo nove.
Partiamo dalle basi: cosa succede se le cose si mettono molto male con il riscaldamento globale. La risposta non può che darcela la Nasa, l’agenzia spaziale statunitense che da decenni fornisce molti dei dati che l’umanità possiede sul funzionamento (e i problemi) dell’atmosfera. Il tool, accessibile comodamente tramite browser, ci racconta sei diversi effetti della crisi ecologica e climatica: estensione dei ghiacci artici, innalzamento del livello dei mari, concentrazione di CO2 in atmosfera, temperatura superficiale, massa dei ghiacci antartici e groenlandesi, riscaldamento degli oceani. Il funzionamento è quello di una piccola macchina del tempo: con un cursore possiamo vedere la processione dei dati – illustrati su mappe – dal passato remoto fino agli anni più recenti. Ma anche in alcuni casi, come per l’innalzamento dei mari, quello che potrebbe succedere in futuro, con città del calibro di Amsterdam e Miami pronte a venire inghiottite dai flutti negli scenari peggiori.
COPERNICUS SENTINEL APP
Le missioni Sentinel sono alcuni dei fiori all’occhiello dell’Esa, l’agenzia spaziale dell’Unione Europea dentro la quale opera anche la nostra Asi (agenzia spaziale italiana). Si tratta di due satelliti gemelli che, nell’ambito del programma Copernicus, monitorano le aree verdi del Pianeta e forniscono assistenza in caso di disastro naturale. I dati che ricavano sono miniere d’oro per gli esperti, ma la comunità scientifica continentale ha voluto renderli accessibili a tutti. Per questo sui principali app store per smartphone è disponibile l’applicazione Copernicus Sentinel. Grazie a questo software è possibile esplorare i dati ricavati dalla missione europea – e sono di una ricchezza estrema.
CLIMATE TRACE
La situazione è chiara dal punto di vista degli effetti – quelli attuali e quelli futuri, da evitare. Bene, è arrivato il momento di indagare le cause. Il riscaldamento globale è dovuto alle emissioni di gas climalteranti di origine antropica. Le attività umane che contribuiscono a questo processo sono tantissime, ma una coalizione di ricercatori e ong ha deciso di tracciarle. Usando dati satellitari e database presistenti, Climate Trace promette di ricostruire fino all’80% delle emissioni globali. Il sito è un piacere per gli occhi e per i nerd della questione. Su una globo in tre dimensioni potete zoommare su qualunque parte del Pianeta per scoprire quali siano gli impianti e i settori a più alto impatto – catalogati per nome, emissioni, tipo, proprietà. Un ottimo gioco per saggiare la vostra conoscenza del tema: provate a indovinare l’attività a più alte emissioni della vostra regione di provenienza, poi verificate su Climate Trace.
CLIMATE ACTION TRACKER
Sì, ma a che punto siamo con la transizione? Domanda cruciale. Da anni una delle realtà più rispettate tra quelle che tentano di rispondere è Climate Action Tracker. Il concetto chiave della loro elaborazione è quello di gap: la distanza tra quanto stiamo facendo – chiudere il fossile, installare rinnovabili, rivoluzionare trasporti e alimentazione – e quello che dovremmo fare. Non è la lettura ideale per fare scorpacciata di ottimismo, ma avere chiare le proporzioni è il passaggio chiave per comprendere la realtà della crisi climatica. I ricercatori di Climate Action Tracker mostrano in accessibilissimi grafici i diversi scenari verso cui è diretta l’umanità a seconda delle azioni che si intraprenderanno nel decennio a venire, ma anche lo stato degli impegni climatici nazionali presi in sede di Nazioni Unite e le tante cose che potrebbero andare bene o male.
CLIMATE PLEDGES EXPLORER
Climate Action Tracker guarda agli impegni climatici nella loro interezza. L’International Energy Agency (Iea), rispettata agenzia dei paesi OCSE, si concentra invece sul settore di sua competenza, l’energia. Nel suo Climate Pledges Explorer l’Iea mostra, sempre sotto forma di grafici commentati, lo stato dell’arte dell’ambizione climatica. Due i tipi di impegni presi in esame; le date annunciate dai diversi stati per il raggiungimento delle emissioni nette zero, e i loro Ndc’s, ovvero gli impegni di contrasto alla crisi climatica presi in sede Cop, gli incontri negoziali sul global warming delle Nazioni Unite (se non sapete cosa siano, questo è un ottimo punto da cui partire). Ci raccomandiamo, sono numeri da prendere con le pinze: i pledges sono gli impegni, le promesse – non ancora i fatti.
ELECTRICITY MAPS
Continuiamo a stringere lo zoom. Dall’analisi delle politiche di transizione in generale siamo passati alla sola energia, e dall’energia in generale passiamo alla sola elettricità. Electricty Maps non guarda agli impegni o alle policy, e nemmeno alle medie. La sua è una fotografia quasi in tempo reale di una buona fetta del sistema elettrico globale: come le diverse aree del Pianeta producono la loro elettricità, con chi la scambiano, quanto impatta a livello di emissioni. I dati, essendo puntuali, presi in un momento dato, sono ovviamente passibili di importanti variazioni di giorno in giorno. Ma alcune tendenze sono stabili e, per questo, interessanti. Perché il Montenegro è l’unico paese europeo colorato di nero nella mappa, colore tossico? Come mai la Sardegna ha un mix energetico così sporco rispetto al resto d’Italia? Domande che questo tool stimola e al contempo a cui risponde.
GIANT BATTERIES ARE TRANSFORMING THE WAY THE U.S. USES ELECTRICITY
Non è proprio un tool come gli altri, ma visto che ci stiamo addentrando nel magico e complesso mondo delle reti elettriche abbiamo pensato di condividere questa elaborazione del New York Times. Perché è uno di quei grafici che, quando lo si vede per la prima volta, non può che lasciare un po’ a bocca aperta. Le batterie erano fino a poco tempo fa assolutamente marginali nella gestione dell’energia elettrica. Oggi lo sono meno. Non vi diciamo altro, buona lettura!
CLIMATE EQUALITY
Visto che abbiamo sdoganato i grafici al fianco dei tool strictu sensu (ci perdonerete, lo sappiamo) lasciateci mostrare anche questo. Lo ha realizzato l’ong britannica Oxfam nel 2023, ed è diventato famoso in giro per il mondo. Mostra la diversa distribuzione della produzione di emissione tra classi sociali. Il 50% più povero dell’umanità produce l’8% delle emissioni globali, il 40% intermedio produce il 43% delle emissioni e il 10% più ricco il 50% dei gas climalteranti. Ma torniamo a qualcosa di più interattivo!
CALCOLATORE DELL’IMPRONTA ECOLOGICA
Questo genere di software non ha bisogno di presentazioni. Molti tra università, ong e semplici appassionati hanno creato calcolatori che, a partire da una serie di informazioni sulle proprie abitudini, stimano le emissioni generate dall’utente. Un’ottimo strumento per capire dove è possibile ridurre la propria impronta carbonica, a patto di ricordare che lo zero non si raggiunge mai da soli, ma solo all’interno di un processo di transizione complessivo! Vi lasciamo qui il calcolatore del WWF.
PIATTAFORMA UNICA NAZIONALE
Se poi avete già fatto un passo verso la sostenibilità e siete passati all’auto elettrica, ecco un utile sito web messo a disposizione dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. Si tratta della mappa di tutti i punti di ricarica della penisola. Un toccasana per chi guida elettrico – ma anche il reminder di quanta strada ancora rimane per incentivare la mobilità verde.
EN-ROADS
Infine, il tool che è un po’ il punto di arrivo di tutto il percorso fatto fin’ora. Climate Interactive mette a disposizione un simulatore che, in modo estremamente intuitivo, permette di immaginare le proprie politiche climatiche e vedere le conseguenze sulle temperature medie globali nel 2100. Si parte con +3.3°C, l’attuale stima di aumento della temperatura. Sotto questa cifra un cruscotto pieno di comandi: tasse sul carbone, sul petrolio e sul gas, investimenti sulla cattura della CO2, efficienza energetica negli edifici, nucleare. A seconda di quali manopole si muovono, cambia l’output finale. Nella realtà la transizione è più complessa di così, ovviamente. Ma iniziare a giocarci non è un cattivo spunto!