Intervista a Gruppo Sapi: un “case study” di economia circolare tutto made in Italy

4 Luglio 2022

Di Pierluigi Toni Co-Founder & Partner di NUVA

Come prima tappa del nostro ciclo di approfondimenti e interviste dedicate al tema del proficuo rapporto tra le imprese e l’economia circolare siamo felici di proporre questa intervista che abbiamo realizzato con SAPI, azienda lombarda leader nel settore della rigenerazione delle cartucce e dell’hardware necessari per stampare.

Come NUVA siamo convinti che l’economia circolare sia un eccellente modello di business capace di coniugare profitto, crescita, ricerca e innovazione con la sostenibilità, la salvaguardia dell’ambiente e l’utilizzo responsabile delle risorse. Realtà come SAPI sono la prova tangibile che il passaggio a un modello sostenibile e circolare di business è una scelta che sempre più imprese dovrebbero compiere.

L’Economia Circolare ha bisogno oggi di narrazione, di case study, di consulenze, di sinergie tra realtà produttive. Di un rete robusta e fertile in cui crescere. L’intervista che segue è illuminante e prova a rispondere a tutti questi bisogni. Buona lettura.


Qual è la storia della vostra azienda? E come declinate la definizione di economia circolare tramite la vostra offerta?

Sapi nasce nel 1993 all’interno del distretto produttivo di Milano, dall’idea di creare un connubio tra riciclo e tecnologia. La direzione appare chiara fin da subito: lavorare nel settore dell’informatica e per la tutela dell’ambiente.

Negli anni Sapi cresce, si specializza e amplia la sua offerta, creando un modello alternativo di consumo basato sulla logica del riutilizzo, in opposizione a quella più diffusa dello smaltimento.

I consumabili esausti o inutilizzati e i dispositivi di stampa dismessi da privati e aziende non diventano rifiuti, ma la base per la creazione di prodotti e servizi intelligenti, senza sprechi.

È così che nasce il Gruppo Sapi, composto oggi da tre aziende che operano in sinergia: Sapi, che rigenera materiale consumabile e relativo hardware, quali stampanti e fotocopiatori; Sapi Service che offre servizi per ottimizzare i costi di gestione stampa e del parco macchine seguendo sempre la direzione del riutilizzo e Bepro Italia, che riacquista consumabili originali non più utilizzati e li rivende tramite piattaforme di e-commerce chiudendo così il cerchio del riutilizzo del materiale da stampa.

Queste tre realtà operano in sinergia tra loro per offrire la massima qualità di prodotti e servizi.

La nostra mission è creare un modello di consumo alternativo ed ecosostenibile, nel rispetto delle persone e dell’ambiente. Siamo dei riparatori, facciamo in modo che i prodotti che vengono buttati tornino a essere dei prodotti utilizzabili, allungando così la vita dei materiali

Il caso di SAPI rappresenta un esempio interessante tra le storie di economia circolare, come avete impostato la vostra strategia? Vi siete mai avvalsi di una consulenza di economia circolare?

La nostra strategia si è sempre basata sulla messa a punto dei prodotti, i quali devono essere efficienti e avere una qualità pari all’originale. Per tale ragione, puntiamo molto sulla ricerca e sviluppo, studiando il ciclo di usura dei prodotti, trovando le componenti sostitutive e continuando a testare. Infatti, l’esperienza non basta se non è affiancata da una continua attività di Ricerca e Sviluppo e un controllo scrupoloso in ogni fase di lavorazione. Questo ci permette di realizzare prodotti garantiti e certificati secondo le principali etichette ambientali.

Dal punto di vista commerciale, in Italia ci siamo rivolti a grossi utenti, mente invece all’estero, che rappresenta il 60% del nostro fatturato, ci avvaliamo di una rete di distribuzione di prodotti alternativi.

Inoltre, la garanzia della validità dei nostri prodotti e della sostenibilità del nostro lavoro è comunicata tramite le principali certificazioni: siamo dotati di un sistema di gestione integrato ISO 9001, ISO 45001 e ISO 14001, abbiamo svolto due studi LCA e abbiamo la certificazione EPD oltre alla Remade In Italy. Infine, abbiamo rinnovato il nostro sito Internet e ci avvaliamo di consulenti in materia di pubbliche relazioni e web marketing.

Come comunicate ai vostri clienti i vantaggi dei progetti di economia circolare da voi proposti?

La nostra società di servizi, Sapi Service, offre la redazione di un bilancio ambientale. Non solo, proponiamo anche dei progetti di sostenibilità studiati ad hoc per i nostri clienti, con la possibilità di creare delle case history in cui comunicare la quantità di CO2 risparmiata grazie ai nostri prodotti. Tramite la nostra newsletter, invece, informiamo sulle novità del Gruppo e sul mondo della stampa.

Il modello “product as a service” incluso nell’offerta del servizio Costocopia rappresenta un innovativo esempio di economia circolare, qual è la prima reazione dei clienti alla proposta di un cambio di rotta sulla gestione dei loro costi di stampa?

Fino a questo momento, abbiamo sempre notato una resistenza all’utilizzo di prodotti che non siano nuovi, magari per mancanza di fiducia o disinteresse rispetto ai benefici che essi possono fornire. È necessario un cambiamento di costumi, dobbiamo abbandonare il concetto di “produci, usa e butta” per passare invece a “produci, usa, ripara e riusa di nuovo” passando così da un’economia lineare a una circolare.  Nell’ultimo periodo, iniziamo ad avvertire un cambiamento: c’è sempre più interesse nella nostra storia e una sensibilità maggiore al tema ambientale.

Riduzione dei rifiuti e economia circolare sono spesso concetti di facile associazione, quali altri impatti ambientali, sociali ed economici possono essere gestiti con maggiore responsabilità tramite le strategie di circolarità proposti da SAPI?

La rigenerazione consente la creazione di posti di lavoro nel nostro Paese, poiché non si può pensare di comprare dei prodotti rigenerati dall’altra parte del mondo. Generiamo inoltre una professionalità, o meglio, riprendiamo una professionalità che nel tempo abbiamo perso: la riparazione. Un tempo i prodotti venivano riparati, oggi vengono buttati, spesso anche perché nessuno è in grado di sistemarli. Il nostro lavoro recupera queste competenze.