Nuovi parametri per il reporting di sostenibilità. Cosa cambia in Italia?

13 Giugno 2024

Il Consiglio dei Ministri del 10 giugno 2024, ha approvato in via preliminare, lo schema di decreto legislativo volto a recepire la “Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD)” (Direttiva 2022/2464/UE”) sulla rendicontazione societaria di sostenibilità.

La CSRD sostituisce la “Non Financial Reporting Directive (NFRD)” (Direttiva 2014/95/UE) estendendo gradualmente gli obblighi in materia di reporting di sostenibilità già imposti alle imprese, al fine di migliorare la trasparenza e la diffusione delle informazioni sugli impatti ambientali, sociali e di governance (ESG) della loro attività.

Prima dell’approvazione della CSRD, la NFRD imponeva solamente alle imprese con oltre 500 dipendenti e che fossero classificate come enti di interesse pubblico di rendicontare riguardo aspetti ambientali, sociali, legati al personale, ai diritti umani e alla lotta contro la corruzione, della propria attività. Con l’introduzione della CSRD, e con la sua ricezione all’interno dei singoli stati membri, questo obbligo verrà gradualmente esteso anche alle grandi impese non quotate, alle piccole e medie imprese (PMI) – diverse dalle microimprese – quotate, ed alle succursali delle società extra europee.

In particolare, l’estensione graduale dell’obbligo riguarderà:

  • Dal 2024 le aziende di grandi dimensioni a cui si rivolgeva la vecchia NFRD
  • Dal 2025 tutte le imprese private non quotate che superino due tra questi parametri: 250 dipendenti, 50 milioni di fatturato, o 25 milioni di attivo
  • Dal 2026 tutte le PMI quotate
  • Dal 2028 le succursali delle società extra europee.

Per quanto riguarda i contenuti, con la direttiva CSRD ed il relativo decreto di recepimento, viene sostituita la vecchia “rendicontazione non finanziaria” con la “rendicontazione di sostenibilità”, ed introdotto il principio della “doppia materialità”, imponendo alle imprese di riportare al suo interno “informazioni necessarie alla comprensione dell’impatto dell’impresa sulle questioni di sostenibilità, nonché informazioni necessarie alla comprensione del modo in cui le questioni di sostenibilità influiscono sull’andamento dell’impresa, sui suoi risultati e sulla sua situazione”.

Inoltre, viene allargata la responsabilità delle imprese sulle modalità di fare business anche al di fuori del proprio contesto aziendale, estendendo l’obbligo informativo alle intere catene del valore.  Le organizzazioni, dunque, saranno obbligate a fornire dati ed informazioni circa gli impatti, oltre che delle loro controllate, anche di tutti i fornitori esterni. A tal proposito, però, in virtù delle possibili difficoltà di reperimento di tali informazioni viene concessa alle imprese l’omissione delle stesse per i primi tre esercizi finanziari soggetti a rendicontazione, purché ne vengano spiegate le ragioni.  

Tra le altre novità, poi, rilevano l’introduzione dell’obbligo di rendicontazione attraverso l’utilizzo dei nuovi standard comuni a livello europeo (ESRS) elaborati dall’EFRAG, ed il fatto che le informazioni dovranno essere necessariamente rese disponibili utilizzando il formato elettronico unico europeo (ESEF), in Extensible Hyper-Text Markup Language (XHTML).

La rendicontazione, poi, entrerà nella relazione degli amministratori sulla gestione, seguendo le tempistiche e le modalità previste dalla normativa nazionale, ed il documento dovrà esser sottoposto ad un’attività di assurance per il rilascio dell’attestazione di conformità della rendicontazione agli standard ESRS, che potrà esser svolta anche dalla stessa società di revisione legale incaricata della revisione del bilancio.

Infine, per garantire il coinvolgimento dei rappresentanti dei lavoratori nel processo di rendicontazione di sostenibilità, il decreto prevede che l’impresa si confronti con loro per discutere delle informazioni di sostenibilità pertinenti e dei metodi per ottenerle e verificarle, e, in linea con la direttiva, che ciò avvenga con tempi, modalità e contenuti che consentano ai rappresentati di esprimere liberamente il proprio parere.

In conclusione, dunque, la direttiva CSRD ed il relativo decreto legislativo di recepimento, saranno fautori di cambiamenti particolarmente rilevanti per le imprese italiane, ed in generale europee, poiché introdurranno numerosi nuovi obblighi e ne estenderanno notevolmente il campo di applicazione. Basti pensare, in tal senso, che a livello europeo, le imprese soggette a rendicontazione passeranno dall’essere 11.600 all’essere 49.000, di cui circa 7.000 solo in Italia.