­­Le 5 (+1) cose che devi sapere sulla Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD)

11 Luglio 2024

Il 5 luglio 2024 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale Europea la Direttiva UE 2024/1760 del 13 giugno 2024, chiamata Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD), o Supply Chain Act. Il testo diverrà legge il 25 luglio 2024, venti giorni dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, e dovrà esser recepito entro due anni da ognuno degli Stati Membri dell’Unione Europea.

La CSDDD rientra nell’ambito degli interventi con cui l’UE vuole contribuire alla promozione del processo di transizione verso uno sviluppo economico più sostenibile, e, a causa della portata degli obblighi che introduce, rappresenta una sfida particolarmente rilevante per le imprese cui si applicherà.

In virtù di ciò, ecco le 5 (+1) cose che devi sapere sulla Corporate Sustainability Due Diligence Directive.

1) Riguarda l’intera catena del valore di un’impresa

La CSDDD obbligherà le imprese a gestire in modo responsabile gli eventuali impatti negativi sull’ambiente e i diritti umani non solo della propria attività, ma di quella della loro intera catena del valore, imponendo a fornitori e subfornitori, anche al di fuori del quadro normativo nazionale, importanti requisiti di due diligence.

La direttiva ha l’obiettivo di costruire un’economia equa e sostenibile promuovendo la trasparenza, la responsabilità, e l’adozione di pratiche sostenibili lungo tutta la supply chain delle grandi imprese, e limitando le esternalità negative della loro attività, tra cui vi sono questioni come il lavoro minorile, le condizioni di igiene e sicurezza sul lavoro, le emissioni di gas serra, o la perdita di biodiversità.

Per questo, la norma introduce una serie di obblighi in grado di garantire che le imprese esercitino nel modo corretto il loro dovere di due diligence, tra cui:

  • L’integrazione del dovere di diligenza nelle proprie politiche e nei propri sistemi di gestione dei rischi;
  • L’individuazione e la valutazione degli impatti negativi effettivi o potenziali sui diritti umani e l’ambiente;
  • L’adozione di misure per prevenire e attenuare gli impatti negativi potenziali da un lato, e arrestare, minimizzare e riparare quelli effettivi dall’altro;
  • La verifica, il monitoraggio e la valutazione dell’efficacia della politica e delle misure relative alla due diligence;
  • Il coinvolgimento efficace delle parti interessate, reali e potenziali, attraverso consultazioni efficaci e trasparenti;
  • L’introduzione di strumenti di segnalazione e canali di reclamo per coloro che nutrono preoccupazioni riguardo gli impatti dell’attività della catena del valore;
  • La rendicontazione della politica e delle misure di due diligence in conformità alle disposizioni della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD).

2) È frutto di un percorso lungo e travagliato

Il processo che ha portato all’approvazione della CSDDD è stato lungo e travagliato, ed il testo della direttiva è il risultato di una lunga battaglia politica portata avanti da alcuni paesi europei – tra cui la Germania e l’Italia – preoccupati per le possibili conseguenze dell’introduzione della norma sui costi di approvvigionamento per le imprese.

A testimonianza di ciò, la proposta di direttiva presentata dalla Commissione europea risale al 23 febbraio 2022, ed il primo accordo tra il Parlamento ed il Consiglio UE riguardo la sua approvazione, a quasi due anni dopo, ovvero al 14 dicembre 2023. Nonostante questo, però, il percorso della norma è stato ulteriormente rallentato da ben due tentativi falliti ad inizio 2024, di approvazione da parte degli ambasciatori degli Stati membri del Comitato dei Rappresentanti Permanenti (COREPER). L’accordo definitivo è stato trovato solo il 15 marzo del 2024, grazie però ad alcune importanti modifiche al testo della direttiva, che ne hanno ridimensionato molto la portate. Tra le modifiche più rilevanti rilevano:

  • L’introduzione graduale degli obblighi;
  • L’innalzamento delle soglie per l’applicazione della norma;
  • L’eliminazione della differenziazione delle soglie in base al settore merceologico;
  • Il ridimensionamento della catena di fornitura ai soli fornitori con cui l’impresa ha un rapporto contrattuale diretto.

3) Si applica solo alle imprese più grandi

Le modifiche apportate alla versione originaria, che hanno portato alla versione definitiva della CSDDD, approvata dal Parlamento Europeo il 24 aprile 2024, hanno ristretto il campo di applicazione degli obblighi previsti e ne hanno sancito un’introduzione graduale. In particolare, la direttiva riguarderà:

  • Le imprese con oltre 5,000 dipendenti e un fatturato superiore a 1.500 milioni di euro a partire dal 2027;
  • Le imprese con oltre 3.000 dipendenti e un fatturato superiore a 900 milioni di euro a partire dal 2028;
  • Tutte le altre imprese che rientrano nell’ambito di applicazione della direttiva, ovvero quelle con oltre 1.000 dipendenti e un fatturato superiore a 450 milioni di euro, a partire dal 2029.

Gli obblighi della CSDDD, inoltre si applicheranno alle imprese extra UE che generano nell’Ue un fatturato netto di oltre 450 milioni nell’esercizio finanziario, indipendentemente dal numero di dipendenti, ed ai franchising che operano in UE con un fatturato superiore a 80 milioni di euro, di cui almeno 22,5 derivanti da diritti di licenza di euro nell’ultimo esercizio finanziario.

4) Prevede sanzioni particolarmente rilevanti

La CSDDD dispone che gli Stati membri, nelle norme nazionali di recepimento, individuino le autorità preposte al controllo e le sanzioni da imporre alle organizzazioni che non rispettano gli obblighi di due diligence.

Le sanzioni includono la comminazione di multe, che possono arrivare fino al 5% del fatturato mondiale netto dell’esercizio finanziario precedente, l’esclusione dagli appalti pubblici, e la responsabilità civile con conseguente obbligo di risarcimento dei danni causati a persone fisiche o giuridiche dalla violazione degli obblighi di prevenzione degli impatti negativi previsti dalla norma.

5) Offre numerosi vantaggi per le imprese

Un’efficace implementazione della CSDDD da parte delle imprese, oltre a contribuire al benessere della società tutelando i diritti umani e salvaguardando l’ambiente, può portare loro diversi vantaggi. In particolare, tra i potenziali vantaggi che può ottenere un’organizzazione che si preoccupa degli impatti negativi della propria attività e della propria supply chain, vi sono:

  • L’incremento della reputazione e dell’attrattività per talenti, investitori, e committenti orientati alla sostenibilità;
  • Lo sviluppo della consapevolezza circa i propri impatti sull’ambiente e sui diritti umani;
  • Il miglioramento nella gestione del rischio, e di conseguenza la maggiore adattabilità alle sfide dell’ambiente esterno;
  • La crescita della fiducia dei clienti e dell’impegno dei dipendenti che hanno a cuore il tema della sostenibilità;
  • L’aumento della capacità di accesso a finanziamenti, pubblici e non, per prosperare in un mercato sempre più competitivo.

Inoltre, considerando nello specifico il panorama imprenditoriale italiano, l’applicazione della CSDDD all’attività delle grandi imprese potrebbe di riflesso costituire una grande opportunità per le piccole e medie imprese italiane, le quali dopo molto tempo potrebbero tornare ad esser preferite ai fornitori low cost esteri, o in dumping sociale o ambientale, con profili di rischio più elevati.

5+1)   Potrebbe dar luogo ad una forte spinta emulativa

Il numero di imprese soggette all’applicazione della CSDDD, come detto, si è ridotto notevolmente a causa delle novità introdotte nel testo definitivo della norma per consentirne l’approvazione. Nonostante questo, però, le imprese che decideranno di implementare gli obblighi di due diligence previsti dalla direttiva, potrebbero essere molte di più rispetto alle poche che ne sono soggette per legge. L’applicazione della direttiva da parte delle imprese obbligate, infatti, potrebbe dar luogo ad una forte spinta emulativa che porterebbe le imprese non obbligate, a voler comunque rispettare le disposizioni della norma per ottenere i vantaggi ad esse legati e riuscire a competere con i propri concorrenti.

Dunque, a fronte di una platea limitata di imprese soggette all’applicazione della direttiva per legge, potrebbero essere comunque molte quelle spinte ad implementare gli obblighi di due diligence previsti all’interno della propria catena del valore.