Water footprint

Water footprint

Strumenti per ridurre l’impatto di un’organizzazione sulle risorse idriche

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In base alle previsioni delle Nazioni Unite, entro il 2030 la domanda di acqua supererà l’offerta esistente del 56%. Oltre a essere una presenza costante tra i primi dieci rischi globali nel Global Risk Report del World Economic Forum nel corso dell’ultimo decennio, la crisi idrica è una questione economica urgente, che implica numerosi rischi fisici, finanziari, reputazionali e normativi. Essendo altamente dipendenti dall’acqua e tra i principali responsabili degli impatti in materia, le aziende hanno un ruolo cruciale da giocare, e un interesse diretto, nella sicurezza idrica.

La water footprint – o impronta idrica – è un indicatore del consumo di acqua dolce, che include sia l’uso diretto che indiretto, e si misura in termini di risorsa usata o inquinata. 

Secondo il Ministero della Transizione Ecologica, la definizione di water footprint di un’azienda corrisponde al volume totale di acqua dolce utilizzata per produrre beni e servizi, misurata in termini di acqua consumata (evaporata o incorporata in un prodotto), nonché inquinata, per unità di tempo. 

Sulla base di quanto riportato dal Water Footprint Network, il calcolo dell’impronta idrica si sviluppa su tre diversi livelli:

  1. Green Water Footprint: l’acqua derivante dalle precipitazioni che viene immagazzinata nel terreno e evaporata, traspirata o assorbita dalle piante. È particolarmente rilevante per i prodotti agricoli, orticoli e forestali.
  2. Blue Water Footprint: l’acqua che è stata prelevata da risorse superficiali o sotterranee ed è evaporata o incorporata in un prodotto o trasferita da una fonte a un’altra, o restituita in un momento diverso. L’agricoltura irrigua, l’industria e l’uso domestico dell’acqua contribuiscono all’impronta idrica blu.
  3. Grey Water Footprint: l’acqua dolce necessaria per assimilare inquinanti al fine di soddisfare specifici standard di qualità dell’acqua. L’impronta idrica grigia tiene conto dell’inquinamento direttamente impattante la risorsa idrica, ad esempio tramite un condotto, il deflusso o il drenaggio dal terreno, dalle superfici impermeabili o da altre fonti diffuse.

Nel corso degli ultimi anni, la comunità scientifica ha sviluppato vari strumenti di assessment della water footprint. Assistiamo tuttavia a una varietà di definizioni dell’impronta idrica, associate a modelli di calcolo derivati da principi diversi. 

Partendo la presupposto che per ridurre l’impatto ambientale, le organizzazioni debbano essere in grado di misurarlo, nel 2009 sono stati avviati dall’ISO i lavori per la redazione dello Standard ISO 14046  sulla Water Footprint: “Environmental management – Water Footprint – Principles, requirements and guidelines. 

Pubblicata nel 2014, la ISO 14064 aderisce ai principi del Life Cycle Assessment, per l’analisi degli impatti ambientali correlati al ciclo di vita di un prodotto o di un processo, declinandoli con riferimento alla risorsa idrica. Viene spesso identificata come una certificazione idrica, seppure non sia corretto utilizzare questa terminologia.

Water Footprint con la consulenza di NUVA

NUVA supporta le imprese intenzionate a sviluppare strategie per la riduzione della loro impronta idrica. Ciò avviene tramite percorso personalizzati, sviluppati sulla base della ISO 14046 per la gestione ambientale della water footprint.

L’approccio di NUVA muove da un’attività di valutazione, che si articola secondo le seguenti fasi:

  • Definizione del perimetro del water footprint assessment, ovvero i prodotti o processi rispetto ai quali si sviluppa la valutazione.
  • Raccolta dei dati funzionali all’analisi di inventario, per individuare in che modo i prodotti o processi in esame interagiscono con le risorse idriche, ad esempio in termini di prelievi e scarichi. Nel calcolo del water footprint è inoltre rilevante la localizzazione geografica dei punti di captazione. Identificare i territori in cui risiedono le fonti di acqua, permette di rilevare fattori contestuali, quali la disponibilità di una risorsa idrica variabile su base stagionale.
  • Valutazione della sostenibilità delle fonti idriche, sotto il profilo ambientale e sociale, rilevando gli impatti derivanti dal loro utilizzo, ad esempio in termini di scarsità della risorsa, e le conseguenze sugli ecosistemi, dalla fauna marina (es. eutrofizzazione delle acque dolci) all’uomo (es. rilascio di sostanze tossiche).

Nell’ambito dell’assessment vengono considerati fattori quali la disponibilità della risorsa idrica in termini quantitativi e qualitativi e la sua accessibilità nel tempo. A fronte della valutazione, si passa dalla “water footprint calculation” – ovvero il calcolo dell’impronta idrica – alla fase di “implementation”, che consiste nella definizione di una strategia di riduzione dell’impatto ambientale generato, attraverso una maggiore efficienza idrica. 

Quali sono i settori più interessati dal tema dell’efficientemento idrico?

In misura diversa, tutte le aziende dovrebbero misurare la propria impronta idrica, per essere consapevoli del loro impatto ambientale e promuovere una gestione più sostenibile delle risorse naturali. Certamente, vi sono comparti industriali maggiormente idrovori, ovvero che prevedono un consumo più ingente di acqua per le loro attività. Tra questi, ad esempio, l’industria tessile, quella alimentare (agricoltura, allevamento, trasformazione), i settori chimico, metallurgico e minerario. 

Sono numerose le pubblicazioni che analizzano la water footprint dei singoli settori, come ad esempio quelle disponibili sul sito del Water Footprint Network.

Cosa possono fare le imprese?

Il primo passo che un’azienda può compiere, è senza dubbio rappresentato dal calcolo della propria impronta idrica. Calcolare la water footprint è infatti il presupposto per individuare la consistenza dei propri impatti ambientali, e quindi definire il percorso da intraprendere per un utilizzo più responsabile della risorsa acqua.

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